Convergenze: Umberto Mastroianni, Mattia Moreni, Mino Rosso, Luigi Spazzapan, Carlo Terzolo
Luigi Spazzapan arrivò a Torino nella primavera del 1928, ad aiutarlo per le prime esigenze di sopravvivenza fu un artista, Carlo Terzolo, che lo ospitò nel suo studio di via Cardinal Maurizio.
Fu il principio di un’amicizia duratura . All’impazienza curiosa del problematico goriziano (una giovinezza da personaggio di Joseph Roth), sembra opporsi, senza possibilità di comunicazione, la lentezza e la sordità del “contadino” Terzolo (amico di Pavese). Ma non è così semplice. Terzolo sa parecchio di Futurismo e soprattutto di futuristi, annoverandone due fra gli amici: uno locale, così locale da avere per anni lo studio accanto al suo, Rosso (Mino scultore futurista dotatissimo, e Gelsomino pittore quasi crepuscolare, e specialmente -avanguardista o lirico – uomo e artista di rigorosa onestà intellettuale); l’altro nazionale anzi internazionale, Enrico Prampolini, che accompagnandolo per Parigi probabilmente tenta di suggerirgli quelli che sarebbero per lui utili punti di riferimento. Ben altra la presa di Prampolini su Mino Rosso scultore,del quale Fillia già nel 1931 individua i caratteri: “interpretazione architettonica della scultura”, “importanza del soggetto” “ sintesi”,” bellezza costruttiva”. Certo è che la distanza tra personaggi che il manuale separa non è così grande e soprattutto così rigida da non consentire scambi, semmai filtrati dalle differenze caratteriali e dalla complicazione di nature irriducibili, ma tutt’altro che ottuse. Proprio il provocatore Spazzapan è apertissimo alle provocazioni; e subito lo intende Mino Maccari che lo invita a partecipare all’avventura del “Selvaggio” già nel 1931, sfruttando senza filtri né ripari “i suoi impeti e la sua ironia”. Ciò avverrà in una forma tutta proiettata sul reale nell’immediato dopoguerra, quando Spazzapan cercherà di intervenire sulla cultura non solo artistica di Torino.
Nell’arco di circa due anni (1947/48), Spazzapan tenta di stravolgere una situazione insostenibile, tanto più dopo una guerra che sembra aver fatto tabula rasa. La sua battaglia si sviluppa attorno a due eventi che vorrebbero essere dirompenti: il Premio Torino e l’esposizione della collezione Guggenheim. Nell’impresa, parzialmente fallita nella sua prima parte, per la resistenza della vecchia critica e del nuovo mercato, e totalmente nella seconda parte, per la resistenza della politica timorosa dello scandalo, furono compagni di Spazzapan, due più giovani “bucanieri”, Mastroianni scultore, del 1910, e Moreni pittore del ’20: il primo aggiornando la tradizione futurista e riproponendola in chiave monumentale in tempi più maturi che non fosse capitato a Mino Rosso (si pensi in particolare al monumento al partigiano del Cimitero Generale di Torino, con l’architetto Mollino); il secondo aggredendo la tradizione tonalista della pittura e minando perfino il (buon) gusto nei contenuti e nella forma . Potrebbero, i tre “bucanieri”, avviare una nuova stagione, aperta alle più clamorose novità; ma dei tre, solo Spazzapan, senza rinunciare al proprio rinnovamento, resterà a Torino, mentre Mastroianni e Moreni prenderanno il volo per altri lidi, dove liberamente sapranno realizzare “nella storia” le proprie ambizioni.