Piero Ruggeri e le suggestioni dell’informale
Piero Ruggeri è stato uno dei protagonisti della pittura italiana, non solo torinese, per più di mezzo secolo, a cominciare dalla metà degli anni Cinquanta. Un temperamento di straordinaria vitalità, doti eccezionali di disegnatore e colorista, una visione sintetica e di forte carattere, una non comune capacità di destreggiarsi tra divaricate suggestioni con le quali quasi per scommessa si confrontava, gli hanno permesso di attraversare diverse stagioni, sempre fornendo una immagine potente, di alto profilo stilistico e saggiamente aggiornata. I profondi mutamenti del secondo Novecento non hanno intaccato, anzi sollecitato una natura votata all’arte, nella forma specifica della pittura, che ha saputo declinare, senza troppo concedere agli schemi della critica, una identità dichiarata dall’inizio.
La Galleria del Ponte, nell’arco di un’attività trentennale, ha seguito Ruggeri con particolare attenzione, presentandolo in mostre monografiche o all’interno di raggruppamenti più o meno estesi, sempre cercando di mettere a fuoco aspetti e momenti del suo complesso eppure coerente operare attraverso opere significative o singolarmente interessanti. In questa occasione, una articolata antologia del suo lavoro viene messa a confronto con un manipolo di artisti di riconosciuta importanza, appartenenti alla sua stessa generazione (in particolare Sergio Saroni con un’opera eccezionale, a suo tempo Premio Autostrada del Sole), e di generazioni precedenti (Vedova, Moreni, Davico, Pinot Gallizio, Merz) o successive (Mondino, Gastini). I limiti dello spazio non hanno consentito ulteriori allargamenti, ma ogni scelta potrebbe essere motivata.