Piero Rambaudi è nato a Torino nel 1906 ed ivi è morto nel 1991. Artista appartato, negli anni Trenta giungeva per conto proprio all'aniconismo.
L’attività di Rambaudi inizia verso la fine degli anni venti, con una serie di sculture che saranno esposte solo più tardi, nel 1937. Aveva debuttato nel 1925 con una mostra grafica all’Ymca, e nel 1932 avrebbe esposto nella stessa sede un’eccezionale serie di disegni non figurativi. La sua attività fondamentale resta quella scultorea, esauritasi solo negli anni della seconda guerra mondiale.
Le scarse testimonianze che ci restano, teste o composizioni di coppie di volti o di volti e mani, parlano di una formazione complessa, scarsamente in sintonia con i linguaggi in voga a quel tempo. Rambaudi guarda altrove, il suo polo di riferimento è Klee.
L’incontro con Klee fruttifica subito nella mostra del 1932 di cui ci restano sei disegni memorabili. La mostra del 1932 è di eccezionale portata: precede tanto quella mostra a tre (Ghiringhelli, Reggiani, Bogliardi) del 1934 al Milione di Milano, considerata la prima mostra astratta in Italia, quanto la collettiva del 1935 con cui Casorati e Paulucci portano a Torino l’astrattismo milanese.
La novità e l’importanza di Rambaudi non figurativo stanno anche in questa tempestività, come dimostrano tre esempi straordinari, le tre piccole sculture colorate del 1938, accesamente monocrome.
Queste, insieme al gruppo di tempere inchiostrate, introducono il valore del colore nel lavoro di Rambaudi ed è un ulteriore richiamo a Klee.
Sulle risonanze di colore si muovono tra fine guerra e primi anni cinquanta alcune tempere e inchiostri su carta riso e cartoncini, eseguiti a strisce o a blocchi , masse organiche, quadrati, tacche ,articolazioni con evidenti riferimenti a strutture architettoniche. Questa serie di opere porta direttamente a quelle variazioni policrome che, nella metà degli anni cinquanta, costituiranno l’esperienza centrale del lavoro di Rambaudi.
Nel 1951 assistiamo a un’ulteriore esperienza per così dire “figurativa”. Alla torinese galleria del Grifo e poi in numerosi successive personali a Heidelberg, St
occarda e Karlsuruhe, espone disegni, manichini, studi, forme come oggetti di natura morta. La sua produzione si fa più abbondante, non basta più il bianco e il nero, ma il colore diventa necessario.
La scelta di Rambaudi di non avvalersi della propria attività di artista come di una professione (dal 1924 al 1956 è direttore delle cartiere Bosso di Mathi), sviluppa in lui un accentuato interesse per i materiali , soprattutto cartacei, e l’attività a contatto assiduo con la produzione industriale alimenterà un ottimistico entusiasmo verso la scienza e la tecnica.