Mario Lattes - Frammenti di identità
Una quarantina di opere di Mario Lattes a dieci anni dalla sua scomparsa, per ripercorrere un’avventura artistica poliedrica che abbraccia cinquant’anni di attività pittorica. È la mostra antologica dedicata ai lavori di Mario Lattes, alcuni raramente esposti, che inaugura mercoledì 21 settembre 2011 alla Galleria del Ponte di Torino.
Organizzata dalla Fondazione Bottari Lattes in collaborazione con la Galleria, è curata da Vincenzo Gatti e dal gallerista Stefano Testa.
Percorso espositivo cronologico, che parte dagli anni Cinquanta per arrivare agli anni Novanta e documenta i diversi modi espressivi e i numerosi interessi del pittore Mario Lattes.
Autore raffinato, capace di dare vita a immagini oniriche, Mario Lattes ha sperimentato tecniche e linguaggi eterogenei, con i quali ha espresso il dolore dell'esistenza e la propria rivendicazione di libertà da ogni pregiudizio. La sua opera racchiude momenti d'ispirazione ora astratta ora espressionista, ora visionaria, per approdare a suggestioni visive, senza mai essere imprigionata in categorie o movimenti.
Dagli oli su tela o su carta, alla grafica, fino agli acquerelli, tempera e tecniche miste, la produzione pittorica di Lattes si distingue anche per i temi affrontati: le contraddizioni della vita, il dolore e le difficoltà nella quotidianità, le memorie e la consapevolezza della propria frammentata identità, la ribellione alle idee preconfezionate, alla volgarità delle mode.
Le opere esposte appartengono agli eredi di Mario Lattes e sono custodite presso la Fondazione Mario Lattes di Torino, istituita nel 2005.
Il catalogo della mostra include una presentazione di Bruno Quaranta ed è reperibile presso la Galleria del Ponte e alla Fondazione Bottari Lattes a Monforte d’Alba (via Marconi 16).
Mario Lattes (Torino 1923 -2001), pittore, scrittore ed editore, fece nella città natale le prime esperienze nei campi dell’arte e della cultura. La sua pittura, dopo un iniziale periodo informale, fu sempre figurativa, con valenze visionarie e fantastiche, tale da evocare illustri discendenze, da Gustave Moreau a Odilon Redon a James Ensor.
Dopo la seconda Guerra mondiale si dedicò alla casa editrice torinese Lattes, fondata nel 1893 dal nonno Simone. Del 1947 è la sua prima mostra alla galleria La Bussola di Torino, a testimonianza delle maturate esperienze artistiche. Negli anni Cinquanta allestì personali a Torino, Roma, Milano e Firenze e partecipò con successo a due edizioni della Biennale di Venezia. Seguì una regolare attività espositiva in tutta Italia.
Nel 1953 fondò la rivista Galleria, che dall'anno seguente, con il titolo Questioni, diventò voce influente del mondo culturale piemontese e non solo. Vi parteciparono intellettuali italiani e stranieri, come Nicola Abbagnano, Albino Galvano e Theodor Adorno.
Tra il 1959 e il 1985 pubblicò doversi di romanzi, tra cui: La stanza dei giochi (Editrice Ceschina, 1959), Il borghese di ventura (Einaudi, 1975), L'incendio del Regio (Einaudi, 1976), L'amore è niente (Editore La Rosa, 1985).
Ebreo laico, la sua arte risente delle vicende e della psicologia di questo popolo: umorismo amaro e sarcastico, pessimismo e lontananza. Torino, però, fu sempre la sua unica e vera città.
Fu uomo solitario, complesso. La pittura, le incisioni e i romanzi sono legati da un forte filo di comunanza, talvolta anche nella scelta di soggetti identici, trasfigurati dalla diversità dei mezzi espressivi.